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Rosario Di Lello

Aspetti della cultura agricola e pastorale sul Matese

(in Annuario ASMV 1979, pp. 64-85)

1980

 

 

… (pp. 80-81)

 

La magia  e la medicina empirica sono parte del bagaglio culturale delle popolazioni rurali. Ancora viva è la leggenda d’un vecchio mago che aveva seggio sulla roccia di S. Angelo, e il ricordo dei fatti d’un altro più vicino nel tempo, vissuto tra l’Otto e il Novecento.

La medicina era un miscuglio di pratiche ai confini colla magia e di ricette dettate dall’esperienza, intorno alle possibilità curative dei vegetali. A tal proposito, di alcuni tra essi, verrà riportato il nome dialettale, la preparazione e le proprietà farmacologiche.

L’aglio gl’agliu, pestato o a pezzi veniva assunto nelle parassitosi intestinali.

L’alloro, gliu lauru, in decotto di foglie sedava i dolori addominali.

La belladonna la belladonna, dà foglie che essiccate venivano triturate e fumate; il decotto di radici si dimostrava benefico ai malati di pleurite.

La camomilla, la commumilla, in decotto di fiori e fusto era preso come sedativo, ipnotico e, come analgesico, nei dolori addominali.

La dulacamare la durgamara, in decotto di fusto e foglie pare desse benefici effetti nelle infiammazioni delle vie respiratorie, e nella riduzione della vista.

La genziana la genziana maggiore, in decotto di radici trovava impiego nelle febbri in genere e, in particolare, in quelle malariche.

Il fico, la ficu. Il lattice gliu lattu, contenuto nel picciolo del frutto acerbo, applicato in loco e a gocce, provocava la caduta delle verruche porri e dei denti cariati.

Il gelso, gliu ‘nzévusu, somministrato come tale o a decotto di frutto e foglie, pare avesse effetto astringente intestinale.

La gramigna la gramégna, più efficace quella degli incolti, trovava impiego, somministrata a decotto, nelle gastriti e dispepsie; aveva anche azione ricostituente.

L’ortica la vêrdica, a pianta intera veniva pestata e applicata in loco per il suo effetto revulsivante, nei dolori articolari e in quelli da contusione o da distorsione. V’era chi usava percuotere la parte malata con un fascetto di questo vegetale.

La prugna l’aulécêna, a frutto secco trovava largo impiego nella stitichezza.

La ruta la ruta, presa nei cibi come tale o a decotto di fusti e foglie, aveva azione vermifuga.

La salvia, la sarvia, a foglie verdi veniva masticata per l’effetto sbiancante sui denti.

L’origano la majrana, viene tuttora usato nei cibi per le sue proprietà aromatiche.

Quando si presentava l’occasione si faceva ricorso anche al mondo animale. Così ad esempio, l’applicazione del secreto vischioso delle lumache o meglio ancora del loro corpo reso poltiglia, determinava la caduta delle verruche.

 

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